guardiola

Our contribution to "Atrii" exhibition: 8 postcard asking questions inspired by small structures found in vast spaces. A reflection about space, body, culture, work, boundaries, standardization, sharing...









Bando TwoCalls - "Gli alberi camminavano" (progetto finalista)

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The biblical story of the Tower of Babel or the recurring theme of the hubris in Greek tragedy tell us how man’s challenge to its limits can be dangerous. Both concepts are the expression of a conservative mind. The large monumental constructions (zigurrath and pyramids), realized in the era of human passage from a nomadic to an urban society, witness the attempt of those civilizations to maintain a relationship with the large scale of the territory, preserving the knowledge accumulated over thousands of years, albeit ending to exploit it as an instrument of power.
Man’s intelligence does not reside in going along with nature, but not totally losing contact with it. The well-balanced relationship between man and nature does not depend in suffering its laws, but in  the ability to read outwardly incomprehensible signs.
The large dam with his presence is a monument to the prominence of human intelligence and, at the same time, to the risk of its failure. The proposed intervention is inspired by overlooked warning signs of the tragedy: “the trees were walking, but no one saw” and, combining nature and artifice, is a warning to the attention to little things… “le bon Dieu est dans le détail”.
The proposed project does not provide a direct intervention on the surface of the dam, if not a small commemorative plaque, but focuses instead on pointing out the line identified by the intersection of the water level with the ground at the time when the landslide fell.
The line will consist of a path, a trail to be walked through like a procession to get as close as possible to the dam. Along the way some trees, placed on mobile carts hidden in the ground, will be activated by the passage of people and will move walking with them

Il racconto biblico della torre di babele o il tema ricorrente della hybris nella tragedia greca ci raccontano di come la sfida dell’uomo ai propri limiti possa essere pericolosa. Entrambi i concetti sono espressione di un pensiero conservatore. Le grandi costruzioni monumentali (zigurrath e piramidi) realizzate nell’epoca di passaggio dell’uomo da una società nomade ad una urbana testimoniano il tentativo di quelle civiltà di mantenere una relazione con la vasta scala del territorio, preservandone la conoscenza accumulata in migliaia di anni, seppur terminando per sfruttarla come strumento di potere. L’intelligenza dell’uomo non sta nell’assecondare la natura, ma nel non perdere del tutto il contatto con essa. La relazione equilibrata tra uomo e natura non dipende dal subirne le leggi, quanto dalla capacità di saper leggere segni all’apparenza incomprensibili.
La grande diga con la sua presenza è contemporaneamente un monumento alla grandiosità dell’ingegno umano ed al pericolo del suo fallimento. L’intervento proposto è ispirato ai segnali trascurati premonitori della tragedia: “gli alberi camminavano, ma nessuno vide” e, unendo natura e artificio, vuole essere un monito all’attenzione per le piccole cose… “le bon Dieu est dans le détail”.
Il progetto proposto non prevede un intervento diretto sulla superficie della diga, se non l’apposizione di una piccola targa commemorativa, ma si concentra invece sull’evidenziare la linea individuata dall’intersezione del livello dell’acqua con il terreno al momento del distacco della frana. La linea sarà costituita da un percorso, un sentiero percorribile come una processione laica per avvicinarsi il più possibile alla diga. Lungo il percorso saranno disposti alcuni alberi che, posti su carrelli mobili nascosti nel terreno e attivati dal passaggio delle persone, si muoveranno camminando insieme a loro.
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